Il Lennie Tristano è un'associazione senza scopo di lucro, apartitica ed aconfessionale (ODV) regolarmente iscritta al RUNTS nazionale, con lo scopo di diffondere la musica jazz e tutte le arti musicali e visive.
Tutte le attività e la partecipazione ai concerti sono riservate esclusivamente ai propri associati .
Per poter diventare socio ordinario/sostenitore è necessario richiedere l'iscrizione all'Associazione e versare una quota annuale di € 10,00 (soci ordinari) e di € 100 (soci sostenitori) .
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Salvatore Romaniello - Presidente
Nicola Della Volpe - Vice Presidente e past president
Fabrizio Perla - Consigliere e past president
Luigi Petraroli - Consigliere
Luigi Basile - Consigliere
Francesco Varriale - Consigliere
Daniela Borrini - Consigliera
Quella del Jazz Club Lennie Tristano è una intensa storia di amicizia durata più di quarant’anni, cominciata in una cittadina di provincia in cui non c’era vita culturale che andasse oltre le chiacchiere da bar.
Un gruppo di ragazzi che scoprono insieme la musica jazz, viaggiano insieme verso campeggi e concerti e improvvisamente pensano che sarebbe bello se anche nella loro città si potesse ascoltare della buona musica dal vivo.
La storia del Lennie Tristano comincia con questi pensieri emersi durante i viaggi, mentre si inseguivano concerti organizzati in un’altra regione alla ricerca di una musica, il jazz, al tempo considerata già fuori moda, ma poi tornata prepotentemente alla ribalta, anche grazie al Club aversano.
Un gruppo di ragazzi si confrontava con la realtà di una regione, l’Umbria, in cui la vita, nonostante i tumulti politici del periodo, sembrava scorrere diversamente, dove c’era meno gente ma tanta musica, dove i luoghi erano più curati, le istituzioni più presenti, le cose sembravano funzionare in un'altra maniera. E quegli stessi ragazzi, diventati adulti, pensarono che sarebbe stato bello portarsi il jazz a casa loro.
Fu un’utopia sin dall’inizio, considerato il territorio nel quale questa idea cominciò a prendere forma: Aversa, cittadina della provincia di Terra di Lavoro, malauguratamente situata in una regione nella quale i gravi problemi sociali occupano da sempre prepotentemente la scena, in un circondario in cui la promozione della cultura era, a quel tempo, l’ultima preoccupazione delle istituzioni. Eppure questa impresa, cominciata per gioco, ma sfociata quasi subito in un’ attività di promozione concertistica importante, portò il sodalizio aversano in primo piano per l’altissima qualità degli eventi organizzati e riuscì nell’ intento di condurre la città di Aversa all’onore delle cronache musicali del tempo, diventando il Lennie Tristano un passaggio obbligato per le tournèe di tutti i jazzisti che passavano in Italia.
La statura degli artisti che si esibirono al Lennie Tristano fu da subito quella degli americani, primo tra tutti l’ultimo Chet Baker, distrutto dalle vicende della sua vita, ma non per questo finito in quanto artista. Immediatamente dopo, Lee Konitz, Eddie Davis, Barney Kessel, poi, praticamente tutto il jazz esistente tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso fino ai nostri giorni: Mal Waldron, Steve Lacy, Tim Berne, Cassandra Wilson, Betty Carter, Michel Petrucciani, Ray Briant, Dave Holland, Cedar Walton. Gli Italiani Enrico Rava, Stefano Bollani, Maurizio Giammarco, Fabrizio Bosso, i campani Avion Travel, Maria Pia De Vito, Rino Zurzolo, Daniele Sepe.
Impossibile citarli tutti.
La grande affermazione di quello che divenne in pochi anni il più conosciuto Club del Sud Italia lascerebbe pensare ad una organizzazione di tipo professionistico con mansioni, orari di lavoro, divisione dei compiti, guadagni. Fu invece il dilettantismo più puro a guidare gli amici del Club, quel piacere, cioè, che scaturiva dal diletto, appunto, dello stare insieme, del condividere un percorso emozionale profondo e significativo, mai banale, che, ancora oggi, dopo quarant’anni di storia, anima la vita del Lennie Tristano e consegna a chi legge la storia di quegli anni, di quei concerti, di quegli amici che tutti insieme diedero vita ad una realtà allora nemmeno immaginabile.
E che dura ancora oggi, più viva che mai.
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