L'avventura del Jazz Club Lennie Tristano nacque quasi per gioco, a cavallo tra gli anni '70 e '80, dall’incontro di alcuni giovani aversani appassionati di jazz che riuscirono a trasformare un sogno in una realtà di prestigio internazionale. Il Jazz Club Lennie Tristano di Aversa ha avuto un ruolo fondamentale nella storia dei concerti di jazz in Italia e all’estero. 

Per quasi un trentennio la Città di Aversa era conosciuta a livello nazionale e internazionale da musicisti, giornalisti, appassionati di jazz e di musica in generale per la presenza del Jazz Club Lennie Tristano. 

Grazie al JCLT la città di Aversa fu inserita in molte guide turistiche. 

Che il Lennie Tristano fosse un club dal prestigio internazionale è stato certificato dal giudizio della cantante Betty Carter, una delle grandi cantanti che hanno fatto la storia della musica afroamericana: “Ci sono tre posti dove si può suonare il jazz in Europa: a Leeds in Inghilterra, ad Heildelberg in Germania e al Lennie Tristano ad Aversa”.

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Qualche pagina:

CAPITOLO .1.

1.0. LA NASCITA DEL JAZZ CLUB LENNIE TRISTANO 

Le origini 

All’inizio è stato l’amore per la musica jazz. Molti dei membri del Jazz Club Lennie Tristano hanno conosciuto la musica afroamericana attraverso la collana “IL JAZZ” pubblicata nel 1969 dalla Fratelli Fabbri Editori a cura di Enzo Fresia1, composta da un fascicolo e da un 45 giri. Conoscenza sviluppata successivamente attraverso la lettura della rivista Musica Jazz e l’acquisto di LP soprattutto presso il negozio di dischi di Cesarini2 nel quartiere della Duchesca a Napoli. 

Negli stessi anni in cui si andava affermando la musica rock, il jazz non era così diffuso in Campania, e l’unico store che avesse in catalogo un’ampia scelta di dischi di jazz era proprio Cesarini. 

L’acquisto di un disco da Cesarini poteva durare anche qualche ora, tale era la frenesia di cogliere l’intuizione di scoprire nuovi talenti e magari temporeggiare per essere certi, infine, di essere stati attenti nella giusta e soddisfacente scelta del disco da portare a casa. Ricordiamo che all’epoca la RAI (come del resto ancora oggi) aveva una programmazione di musica jazz quasi del tutto inesistente, talvolta, in alternativa alla Toccata per arpa di Paradisi, che faceva da sigla all’intervallo su immagini bucoliche. 

Si poteva avere la fortuna di assistere alla trasmissione “Quindici minuti con…” e la telecamera inquadrava la cordiale faccia sorridente di Franco Cerri, aprendosi poi in una panoramica che riprendeva Enrico Intra al piano, Lino Patruno al Banjo, Tullio de Piscopo alla batteria e il simpatico ineguagliabile crooner Nicola Arigliano. 

Non esistevano ancora le cosiddette radio libere, che trasmettevano in modulazione di frequenza, tantomeno internet, che era un futuro ancora da immaginare. 

Lo streaming on line, attraverso i vari Napster, Youtube, Spotify, era qualcosa che solo gli autori di fantascienza avrebbero potuto concepire. 

L’unica possibilità di ascoltare la musica afroamericana erano i dischi e la fortunata opportunità di partecipare ai concerti. 

1 Enzo Fresia: giornalista della rivista Musica Jazz e curatore di trasmissioni sul jazz in radio, deceduto il 30.06.1994. 

2 Gianni Cesarini: nato a Napoli il 17/09/1945, musicologo, critico musicale de IL MATTINO di Napoli, sarà autore di diverse recensioni dei concerti al JCLT.